Il tricolore



La bandiera Italiana

Nella Costituzione Repubblicana del 1947, all’art. 12, si legge: “La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni”.
Il significato dei tre colori è:

Verde = (1794: Zamboni - De Rolandis / Colore della speranza di un'Italia libera e unita)
Bianco = (1794: Zamboni - De Rolandis / Colore di Bologna)
Rosso = (1794: Zamboni - De Rolandis / Colore di Bologna)

Il significato dei tre colori della nostra Bandiera Nazionale

Dal discorso di Giosuè Carducci, tenuto il 7 gennaio 1897 a Reggio Emilia per celebrare il 1° centenario della nascita del Tricolore


«Sii benedetta! Benedetta nell'immacolata origine, benedetta nella via di prove e di sventure per cui immacolata ancora procedesti, benedetta nella battaglia e nella vittoria, ora e sempre, nei secoli! Non rampare di aquile e leoni, non sormontare di belve rapaci, nel santo vessillo; ma i colori della nostra primavera e del nostro paese, dal Cenisio all' Etna; le nevi delle alpi, l'aprile delle valli, le fiamme dei vulcani, E subito quei colori parlarono alle anime generose e gentili, con le ispirazioni e gli effetti delle virtù onde la patria sta e si augusta: il bianco, la fede serena alle idee che fanno divina l' anima nella costanza dei savi; il verde, la perpetua rifioritura della speranza a frutto di bene nella gioventù de' poeti; il rosso, la passione ed il sangue dei martiri e degli eroi, E subito il popolo cantò alla sua bandiera ch' ella era la più bella di tutte e che sempre voleva lei e con lei la libertà»,

 

La bandiera italiana oggi


La Bandiera degli italiani

 

I colori della bandiera Nazionale Italiana furono stabiliti dal Senato di Bologna, con un documento datato 28 ottobre 1796, in cui si legge: "Bandiera coi colori Nazionali - Richiesto quali siano i colori Nazionali per formarne una bandiera, si è risposto il Verde il Bianco ed il Rosso."    A Reggio Emilia il 7 gennaio 1797, i deputati delle popolazioni di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia, su proposta del deputato Giuseppe Compagnoni, fu fatta   "mozione che si renda Universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di tre colori, Verde, Bianco e Rosso e che questi tre colori si usino anche nella Coccarda Cispadana, la quale debba portarsi da tutti".    Il congresso della Repubblica Cispadana convocato a Modena il 21 gennaio del 1797 confermando le deliberazioni di precedenti adunanze decretò vessillo di stato il tricolore per virtù d'uomini e di tempi fatto simbolo dell'unità indissolubile della nazione. Ma perché proprio questi tre colori? Nell'Italia del 1796, attraversata dalle vittoriose armate napoleoniche, le numerose repubbliche di ispirazione giacobina che avevano soppiantato gli antichi Stati assoluti adottarono quasi tutte, con varianti di colore, bandiere caratterizzate da tre fasce di uguali dimensioni, chiaramente ispirate al modello francese del 1789. In realtá i primi a ideare la bandiera nazionale erano stati due patrioti e studenti studenti dell'Universitá di Bologna, Luigi Zamboni, natio del capoluogo emiliano, e Giambattista De Rolandis, originario di Castell'Alfero (Asti), che nell'autunno del 1794 unirono il bianco e il rosso delle rispettive cittá al verde, colore della speranza. Si erano prefissi di organizzare una rivoluzione per ridare al Comune di Bologna l'antica indipendenza perduta con la sudditanza agli Stati della Chiesa. La sommossa, nella notte del 13 dicembre, fallì e i due studenti furono scoperti e catturati dalla polizia pontificia, insieme ad altri cittadini. Avviato il processo, il 19 agosto 1795, Luigi Zamboni fu trovato morto nella cella denominata "Inferno" dove era rinchiuso insieme con due criminali, che lo avrebbero strangolato per ordine espresso della polizia. L'altro studente Giovanni Battista De Rolandis fu condannato a morte ed impiccato il 23 aprile 1796. Anche i reparti militari "italiani", costituiti all'epoca per affiancare l'esercito di Bonaparte, ebbero stendardi che riproponevano la medesima foggia. In particolare, i vessilli reggimentali della Legione Lombarda presentavano, appunto, i colori verde, bianco e rosso, fortemente radicati nel patrimonio collettivo di quella regione: il bianco e il rosso, infatti, comparivano nell'antichissimo stemma comunale di Bologna (croce rossa su campo bianco), mentre verdi erano, fin dal 1796, le uniformi della Guardia civica Bolognese. Gli stessi colori, poi, furono adottati anche negli stendardi della Legione Italiana, che raccoglieva i soldati delle terre dell'Emilia e della Romagna, e fu probabilmente questo il motivo che spinse la Repubblica Cispadana a confermarli nella propria bandiera. Al centro della fascia bianca, lo stemma della Repubblica, un turcasso contenente quattro frecce, circondato da un serto di alloro e ornato da un trofeo di armi.

L'epoca napoleonica

1796 Vessillo militare - non di Stato - dei Cacciatori a cavallo della Legione Lombarda
(Museo del Risorgimento di Milano)

Il Vessillo militare - non di Stato - sventolò alla testa delle formazioni dei Patrioti italiani, che si arruolarono volontariamente nell'Armata d'Italia per combattere contro l'Austria. Napoleone, infatti, entrato da vincitore a Milano il 10 maggio 1796, promuove l’organizzazione della "Legione Lombarda", forte di 3.471 uomini, nella quale ognuna delle sette Coorti "avrà il suo Stendardo tricolorato Nazionale Lombardo distinto per numero, ed ornato degl'Emblemi della Libertà".

Il 6 novembre 1796, nel corso di una solenne cerimonia alle ore cinque pomeridiane sulla piazza del Duomo, come riportava il Corriere Milanese del giorno dopo, la prima coorte della Legione Lombarda ricevette la bandiera. Nei giorni seguenti, senza particolari cerimonie pubbliche, anche le restanti cinque coorti ricevettero la loro bandiera. Queste sei bandiere, quasi incredibilmente sopravvissute a tanti sconvolgimenti militari e politici, sono ora custodite nell'Hures Museum di Vienna le prime cinque e nel Musée de l'Armeé all'Hotel des Invalides a Parigi la sesta. Nel Museo del Risorgimento di Milano è invece custodita la bandiera della compagnia cacciatori a cavallo della Legione, bandiera consegnata al reparto probabilmente in epoca successiva. Queste bandiere non sono identiche, differenziano per piccoli particolari.

Le prime vere bandiere tricolore, ossia quelle successive alla Coccarda della sollevazione bolognese del 1794, vessilli consegnati da Napoleone:
18 maggio alla Guardia Nazionale (subito dopo Cherasco);
9 ottobre a Milano per la Legione Italiana;
6 novembre a Milano alla Legione Lombarda.
Queste bandiere a striscie verticali, verde bianche rosse fanno comprendere meglio la frase scritta da Compagnoni a Reggio Emilia il 7 gennaio 1797 e venti giorni dopo a Modena, "affinchè si renda universale lo stendardo o Bandiera Cispadana di tre colori ... " ecc . Don Compagnoni non poteva parlare di decreto, o di costituzione, perchè i vessilli esistevano già da più di 7 mesi. Ed il "si renda universale" (ripetuto a Modena tal quale) va interpretato come segno di entusiasmo, e come sottolineava il De Sanctis attingendo alla volgata, come segno di giubilo: "va gridato in tutto il mondo".


Bandiera della Guardia Civica Modenese della Repubblica Cispadana
(dal 7 gennaio 1797 al 29 giugno 1797)
Nel documento consultabile cliccando qui datato Modena 18 ottobre 1796 si legge: "Ogni Coorte avrà la sua bandiera a tre colori Nazionali Italiani"


Bandiera della Repubblica Cispadana (Ricostruzione storica)
Bandiera della Repubblica Cispadana di Reggio Emilia
(Ricostruzione storica)

 L'arma della Repubblica Cispadana (Ricostruzione storica)

L'arma della Repubblica Cispadana di Reggio Emilia
(Ricostruzione storica)

In data 26 aprile 1797 il vecchio Senato bolognese si autoconvocò per rassegnare il proprio mandato nelle mani della nuova assemblea. Fu definitivamente soppresso il 31 maggio 1797. L'unica moneta di cui si abbia notizia è la -Doppia o da 20 lire- coniata dalla Zecca di Bologna (1797), molto discussa per la non corresponsione del peso della moneta con alcun valore monetale del periodo o della monetazione di Bologna

In data 26 aprile 1797 il vecchio Senato bolognese si autoconvocò per rassegnare il proprio mandato nelle mani della nuova assemblea. Fu definitivamente soppresso il 31 maggio 1797. L'unica moneta di cui si abbia notizia è la "Doppia o da 20 lire" coniata dalla Zecca di Bologna (1797), molto discussa per la non corresponsione del peso della moneta con alcun valore monetale del periodo o della monetazione di Bologna.

Nella seduta del 7 gennaio 1797 i Delegati della Repubblica Cispadana, accogliendo una mozione di Giuseppe Compagnoni, decretano "che si renda Universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di tre colori, Verde, Bianco e Rosso". Nasce così il Tricolore come Vessillo Nazionale, La prima Bandiera Tricolore Cispadana ha i colori disposti in tre strisce orizzontali: il Rosso in alto, il Bianco in mezzo, il Verde in basso. Al centro è dipinto il Turcasso o Faretra con quattro frecce, a simboleggiare l'Unione delle quattro popolazioni di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia. Le lettere “R” e “C”, poste ai lati sono le iniziali di "Repubblica Cispadana". La ricostruzione storica del Primo Tricolore è di Ugo Bellocchi.

 

Sala detta del Tricolore - Palazzo Comunale, Reggio Emilia

Costruita su progetto dell'Architetto Lodovico Bolognini tra il 1772 e il 1787, la Sala era originariamente destinata a Sede dell'Archivio Generale della Municipalità. Il 27 dicembre 1796 ospitò il Congresso dei Deputati di Reggio, Modena, Bologna e Ferrara che, dopo avere proclamato la Repubblica Cispadana, il 7 gennaio 1797 ne adottarono come Vessillo il Tricolore Verde, Bianco e Rosso. Oggi è sede del Consiglio Comunale e delle più importanti Manifestazioni Civiche.

 

 

La prima campagna d'Italia, che Napoleone conduce tra il 1796 e il 1799, sgretola l'antico sistema di Stati in cui era divisa la penisola. Al loro posto sorgono numerose repubbliche giacobine, di chiara impronta democratica: la Repubblica Ligure, la Repubblica Romana, la Repubblica Partenopea, la Repubblica Anconitana. La maggior parte non sopravvisse alla controffensiva austro-russa del 1799, altre confluirono, dopo la seconda campagna d'Italia, nel Regno Italico, che sarebbe durato fino al 1814. Tuttavia, esse rappresentano la prima espressione di quegli ideali di indipendenza che alimentarono il nostro Risorgimento. E fu proprio in quegli anni che la bandiera venne avvertita non più come segno dinastico o militare, ma come simbolo del popolo, delle libertà conquistate e, dunque, della nazione stessa.

1798
Stendardo del II Reggimento D'Usseri della Repubblica Cisalpina (1800)

 
Il Gran Consiglio della Repubblica Cisalpina, nella seduta dell’11 maggio 1798, decreta che "La Bandiera della Nazione Cisalpina è formata di tre bande parallele all'asta, la prossima all'asta verde, la successiva bianca, la terza rossa. L'asta è similmente tricolorata a spirale, colla punta bianca". Tale risoluzione venne molto spesso disattesa: per almeno quattro decenni, infatti, le bandiere con il tricolore saranno composte con modalità variabili nell'accostamento e nella disposizione, sino alla definitiva codifica del 1848.
 

Bandiera nazionale e di stato a terra dal 20 agosto 1802 al marzo 1805. Il tricolore cisalpino, forse ritenuto troppo simile a quello francese, o troppo rivoluzionario, fu riarrangiato nel 1802 in un nuovo disegno.

Il drappo era quadrato. Invece la versione marittima, decretata ufficialmente, come la versione di terra, il 30 agosto 1802 ma già descritta in un documento del 17 luglio, aveva una forma molto allungata (prop. 3/8). Curiosamente, le insolite proporzioni del drappo furono scelte perché stimate simili a quelle delle navi che lo inalberavano.
 

Repubblica Cisalpina
1797-1802

  Repubblica Italiana
20 agosto 1802-1805
Regno Italico
1805-1814
 


Bandiera di impiego generale dall'11 maggio 1798 al 20 agosto 1802. Nel maggio del 1797 Napoleone stacca le provincie di Modena e Reggio dalla Repubblica Cispadana alla quale annette le Romagne e le destina alla Repubblica Transpadana che dà alle sue coorti un Tricolore col berretto frigio e l’archipendolo; il 9 luglio 1797 le riunifica nella Repubblica Cisalpina. L’11 maggio del 1798 il Consiglio Repubblicano ufficializza il Tricolore verticale di forma quadrata. Nel gennaio 1802 il nome dello stato cambiò in Repubblica Italiana e il 20 agosto dello stesso anno anche il tricolore fu sostituito.

Il 20 agosto 1802, su proposta del Ministro della Guerra Trivulzi, il Governo della Repubblica approva il cambiamento della "Bandiera di terra e di mare" dello Stato. La forma del nuovo vessillo sarà, "un quadrato a fondo rosso, in cui è inserito un rombo a fondo bianco, contenente un altro quadrato a fondo verde". La decisione adottata resterà in vigore, fino al 1814, anche dopo la proclamazione del Regno d’ Italia, con lievi varianti riconosciute ai drappi di taluni reparti militari o adottate in circostanze particolari.

 

 

Dal marzo/aprile 1805 alla primavera del 1814 bandiera del Regno Italico a terra e in mare. Quando la Repubblica Italiana diventò Regno Italico, il disegno della bandiera non fu cambiato, ma venne aggiunta al centro l'aquila d'oro napoleanica recante sul petto lo stemma di stato dall'araldica incerta, caratteristica di quel periodo.


1 bandiera della guardia nazionale milanese (20-xi-1796)
2 prima bandiera tricolore napoleonica - (ott, 1796)
3 bandiera granatieri delle guardia di napoleone (1802)
4 bandiera del presidente napoleone  (1802)
5 bandiera reggimentale del primo Regno d'Italia (1861)
6 bandiera ufficiale del regno di Sardegna (1848) poi del Regno d'Italia
7 bandiera del governo siciliano provvisorio (1848)
8 bandiera delle 5 giornate di Milano (1848)
9 bandiera della repubblica di Venezia (con San Marco) (1848-1849)

La prima con le caratteristiche della n. 2 (la bandiera disposta a bande verticali verde, bianco e rosso) fu proposta dal sacerdote Giuseppe Compagnoni, deputato di Ferrara, ed ebbe il suo battesimo il 7 gennaio 1797 a Reggio Emilia in eta' napoleonica con la Repubblica cispadana, formata da Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia.
Nata a bande orizzontali aveva una feretra colma di frecce con fornde versi attorno. le bande divennero verticali durante la Repubblica Cisalpina a partire dall'11 maggio 1798.
Nel 1802 (la n. 3) i colori erano a figure geometriche concentriche (quadrato, rombo, quadrato).
Fu poi Venezia, nella famosa rivoluzione di manin, a riprendere la n. 2

Dopo il Congresso di Vienna e la restaurazione dei regimi reazionari, il tricolore compare sporadicamente come simbolo rivoluzionario della Carboneria a Napoli e a Torino, nel 1821 e nel Cilento nel 1828.

Fu Mazzini, fondatore della Giovine Italia (1831) ad adottare il tricolore come simbolo dell’Italia futura: sopra di esso vi erano scritte che compendiavano il credo mazziniano: da una parte, “Libertà’ - Uguaglianza - Umanità’“, dall’altra “Unita’ - Indipendenza”.

Il tricolore sventolo’ per la prima volta nelle strade in una manifestazione a Genova il 10 dicembre del 1847, nell'anniversario dell’insurrezione popolare del 1746, ma con un chiaro significato patriottico ed antiaustriaco; vi parteciparono oltre 30.000 patrioti provenienti da ogni regione italiana.

Nella festa genovese, fra stendardi inneggianti a Balilla e ad altri popolani genovesi protagonisti della sommossa, spiccavano due tricolori. Uno lo issava Goffredo Mameli, l’altro, Luigi Paris. Il tricolore inizia a diventare l’emblema di una nazione e di un popolo che vuole riunirsi in una Repubblica dalle Alpi alla Sicilia.

Il 23 marzo del 1848 al momento di varcare il Ticino ed intraprendere la guerra all’Austria, Carlo Alberto adotta il tricolore come bandiera del proprio esercito, mettendo nella banda bianca lo stemma dei Savoia. Diventato simbolo di liberta’ fu adottato negli Stati che si erano ribellati alle antiche dinastie, e fu l’emblema delle ultime repubbliche, la Romana e la Veneta, che resistettero alla restaurazione dei vecchi governi . 

Dopo 1849 divenne simbolo del Regno di Sardegna e dal 1861 del Regno d’Italia.

Pur mancando un'esplicita sanzione normativa, il Tricolore è ormai diventata la bandiera nazionale italiana: la materia riguardante la bandiera verrà, infatti, organicamente disciplinata dopo la Grande Guerra con il regio decreto-legge 24 settembre 1923, n. 2072, convertito nella legge 24 dicembre 1923, n. 2264.

Nel 1947 il Tricolore, ovviamente privo del simbolo della dinastia sabauda, viene introdotto nella costituzione repubblicana del 1947, all’art. 12, si legge: “La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni”. 

 

Il Risorgimento

 

Dopo la caduta di Napoleone, e l'abbattimento del Regno Italico, il Tricolore riapparve ancora come vessillo di italianità nei moti del 1821 in Piemonte, nel 1828 in Cilento, nel 1831 ancora in Piemonte, nel 1832-33 a Napoli, nel 1837 a Catania ed a Siracusa, erigendosi ovunque a simbolo di Unità Italiana. Con questa interpretazione venne adottato dai movimenti carbonari e dalla "Giovane Italia" di Giuseppe Mazzini. Nei primi mesi del 1848 le donne di Reggio Emilia offrirono un vessillo tricolore da loro lavorato a maglia agli studenti del battaglione toscano che combattè a Curtatone ed a Montanara e l' 11 aprile dello stesso 1848, data fondamentale, Carlo Alberto dal quartier generale di Volta Mantovana ammainava la bandiera sabauda per innalzare il Tricolore, riconoscendo in esso la Bandiera Nazionale Italiana.

La Bandiera nazionale fu Decretata come bandiera mercantile il 15 aprile 1848, già del Regno di Sardegna dal 1848, diventata del Regno d'Italia il 17 marzo 1861. Fu ammainata il 19 giugno 1946, quando l'Italia era già una repubblica. Lo scudo dei Savoia rappresentava l'unità nazionale sotto la casa regnante. Il Tricolore adottato il 27 Marzo 1848 (rimarrà in vigore fino al Giugno del 1946). Il 23 marzo 1848 Carlo Alberto di Savoia rompe gli indugi e dichiara guerra all'Austria: ha inizio la prima guerra di indipendenza. Lo stesso Re ordina che "Le truppe che entreranno sul suolo lombardo inalberino ed assumano la bandiera italiana verde, bianca e rossa, con in mezzo lo scudo di Savoia (croce bianca in campo rosso)". L'incarico di disegnare il modello della nuova bandiera fu affidato a Bigotti, segretario del Ministro dell'Interno.

Bandiera del Regno d'Italia (dal Bellocchi)
Regno di Sardegna (1848-1861) e Regno d'Italia (1861-1946) 1861 Tricolore del Regno d'Italia

Il 18 febbraio 1861 si riunisce a Torino il primo Parlamento italiano e il 17 marzo viene proclamata la costituzione del Regno d'Italia. Il nuovo Stato adotta tacitamente come bandiera nazionale quella del Regno di Sardegna: il tricolore con lo stemma dei Savoia, orlato d'azzurro e sormontato dalla corona reale. Per l'impiego come bandiera di stato e della marina da guerra lo scudo dei Savoia doveva essere sormontato dallo corona reale.


Torino 18 Febbraio 1861 Apertura del Primo Parlamento Parlamento italiano - Dipinto di T. van Elven

Nei tre decenni che seguirono il Congresso di Vienna, il vessillo tricolore fu soffocato dalla Restaurazione, ma continuò ad essere innalzato, quale emblema di libertà, nei moti del 1831, nelle rivolte mazziniane, nella disperata impresa dei fratelli Bandiera, nelle sollevazioni negli Stati della Chiesa. Dovunque in Italia, il bianco, il rosso e il verde esprimono una comune speranza, che accende gli entusiasmi e ispira i poeti: "Raccolgaci un'unica bandiera, una speme", scrive, nel 1847, Goffredo Mameli nel suo Canto degli Italiani. E quando si dischiuse la stagione del '48 e della concessione delle Costituzioni, quella bandiera divenne il simbolo di una riscossa ormai nazionale, da Milano a Venezia, da Roma a Palermo. Il 23 marzo 1848 Carlo Alberto rivolge alle popolazioni del Lombardo Veneto il famoso proclama che annuncia la prima guerra d'indipendenza e che termina con queste parole:"(…) per viemmeglio dimostrare con segni esteriori il sentimento dell'unione italiana vogliamo che le Nostre Truppe(…) portino lo Scudo di Savoia sovrapposto alla Bandiera tricolore italiana." Allo stemma dinastico fu aggiunta una bordatura di azzurro, per evitare che la croce e il campo dello scudo si confondessero con il bianco e il rosso delle bande del vessillo.

Regno costituzionale delle Due Sicilie
Adottato il 03 Aprile 1848 da Ferdinando II di Borbone
1848-1849

 


Governo provvisorio della Sicilia
1848-1849

 


Repubblica Veneta
dal 27 Marzo 1848 al 24 Agosto 1849

 


Granducato costituzionale di Toscana
1848-1849

1849 Bandiera della Repubblica Romana (Museo del Risorgimento di Milano)

Il 9 febbraio si costituisce la Repubblica Romana che decreta la fine del potere temporale e adotta come bandiera il tricolore, come del resto già avevano fatto i governi provvisori dei Ducati dell'Italia settentrionale sorti dopo la fuga degli antichi sovrani. L'estrema difesa della Repubblica dagli attacchi delle truppe francesi, capeggiata da Garibaldi, vede il sacrificio, tra gli altri, anche di Goffredo Mameli, autore dell'inno nazionale.
Questo vessillo con il motto "Dio e popolo" sventolò dal balcone del Campidoglio durate la repubblica romana nel 1849.


Regno delle Due Sicilie

 

Dall'unità d’Italia ai nostri giorni

Repubblica Sociale Italiana
23 Settembre 1943 - Aprile 1945
La bandiera di combattimento delle Forze Armate della "Repubblica Sociale Italiana" entrata in vigore il 28 Gennaio 1944.

Repubblica Italiana
2 giugno 1946
Il Tricolore italiano attualmente in vigore, approvato dall'Assemblea Costituente il 24 Marzo 1947 e descritto nell'art. 12 della Costituzione...

Bandiera dei Corpi d'Armata dell'Esercito e dell'Aeronautica e dei reparti a terra della Marina definita con D.L. n°1252 del 25 Ottobre 1947. La Bandiera è pulita e si compone di una freccia d'ottone dorato, un'asta rivestita di velluto verde ed ornata con bullette d'ottone, un drappo quadrato di cm.99 X 99 diviso verticalmente in tre parti uguali, una fascia formante due strisce di colore turchino azzurro ed un cordone argentato. Dal 5 Ottobre 2000 bandiera anche dell'Arma dei Carabinieri in quanto decretata IV Corpo d'Armata d'Italia con DL n° 297.

Il 14 marzo 1861 venne proclamato il Regno d'Italia e la sua bandiera continuò ad essere, per consuetudine, quella della prima guerra d'indipendenza. Ma la mancanza di una apposita legge al riguardo - emanata soltanto per gli stendardi militari - portò alla realizzazione di vessilli di foggia diversa dall'originaria, spesso addirittura arbitrarie. Soltanto nel 1923 si definirono, per legge, i modelli della bandiera nazionale e della bandiera di Stato. Quest'ultima (da usarsi nelle residenze dei sovrani, nelle sedi parlamentari, negli uffici e nelle rappresentanze diplomatiche) avrebbe aggiunto allo stemma la corona reale. Durante il secondo conflitto mondiale dal 1943 al 1945 la RSI adottò una propria bandiera. Dopo la nascita della Repubblica, un decreto legislativo presidenziale del 19 giugno 1946 stabilì la foggia provvisoria della nuova bandiera, confermata dall'Assemblea Costituente nella seduta del 24 marzo 1947 e inserita all'articolo 12 della nostra Carta Costituzionale. E perfino dall'arido linguaggio del verbale possiamo cogliere tutta l'emozione di quel momento. PRESIDENTE [Ruini] - Pongo ai voti la nuova formula proposta dalla Commissione: "La bandiera della repubblica è il tricolore italiano Cisalpino: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni". (E' approvata. L'Assemblea e il pubblico delle tribune si levano in piedi. Vivissimi, generali, prolungati applausi.)
Prima dell'Inno di Mameli, composto nel 1847, la musica che rappresentava il nostro Paese era la Marcia reale d'odinanza di Giuseppe Gabetti, un inno che rimase fino alla caduta della monarchia, nel 1946. tra il 1946 ed il 1947 lo sostituirono La leggenda del Piave e poi Fratelli d'Italia.

Nel 1947, furono definite anche le bandiere della flotta della Marina Militare e della Marina Mercantile:

La bandiera della Marina Militare Italiana istituita il 9 Novembre 1947 con Decreto Legislativo n° 1305, con gli stemmi delle Repubbliche marinare di Venezia, Pisa, Genova ed Amalfi, sormontate dalla corona turrita e rostrata, per distinguerla sul mare da quella messicana.

Marina Mercantile
1947

Bandiera della Marina Mercantile recante al centro della banda bianca l'emblema araldico delle quattro Repubbliche Marinare senza corona turrita e rostrata per distinguerla da quella militare e da quella messicana (D.L. n° 1305, 1947).
La Bandiera mercantile decretata il 9 novembre 1947 e in vigore dal 30 successivo. Lo stemma con le armi inquartate delle repubbliche marinare, Venezia, Genova, Amalfi e Pisa, fu aggiunto alla bandiera nazionale per differenziarla in mare da quella messicana, che all'epoca era pulita. Analoga la bandiera della marina militare, ma lo stemma è coronato e il leone di Venezia tiene il libro chiuso sotto la zampa, alza la spada e differisce per alcuni altri particolari.
Per le navi da guerra, infatti, l'emblema araldico delle quattro repubbliche marinare è sormontato dalla corona turrita e rostrata con il leone di San Marco, armato di una spada, che poggia la zampa anteriore sinistra sul Vangelo chiuso. Nella bandiera della marina mercantile la corona non è presente ed il leone, rappresentato nel quarto della repubblica veneziana, è senza spada ed il Vangelo è aperto con la scritta “pax tibi Marce evangelista meus”.

Nuovo stendardo del Presidente della Repubblica Italiana In vigore da 4 novembre 2000 D.P.R. 9 ottobre 2000 (Gazz. Uff. 14 ottobre 2000, n. 241)

 

 

Il Tricolore nella poesia

Molti poeti del romanticismo trattarono la scelta dei colori, traendone accostamenti e simbolismi:

« Su i limiti schiusi, su i troni distrutti
piantiamo i comuni tre nostri color!
Il verde la speme tant'anni pasciuta,
il rosso la gioia d'averla compiuta,
il bianco la fede fraterna d'amor. »
(Giovanni Berchet, All'armi all'armi!, 1831)

 

« Il bianco l'é la fé che ci incatena
il rosso l'allegria dei nostri cuori
ci metterò una foglia di verbena
ch'io stesso alimentai di freschi umori. »
(Francesco Dall'Ongaro, Il Brigidino (In onore al tricolore italiano), 1847)

 

« Noi pure l'abbiamo la nostra bandiera
non più come un giorno sì gialla, sì nera;
sul candido lino del nostro stendardo
ondeggia una verde ghirlanda d'allor:
de' nostri tiranni nel sangue codardo
è tinta la zona del terzo color. »
(Arnaldo Fusinato, Il Canto degli Insorti, aprile 1848)

 

« Se una rosa vermiglio o un gelsomino
a una foglia d'allor metti vicino
i tre colori avrai più cari e belli
a noi che in quei ci conosciam fratelli
i tre colori avrai che fremer fanno
chi ancor s'ostina ad essere tiranno. »
(Domenico Carbone, Sono Italiano, 1848)

 

« I tre colori della tua bandiera non son tre regni ma l'Italia intera:
il bianco l'Alpi,
il rosso i due vulcani,
il verde l'erba dei lombardi piani. »
(Francesco Dall'Ongaro, Garibaldi in Sicilia, maggio 1860)

 

« Sii benedetta! benedetta nell'immacolata origine, benedetta nella via di prove e di sventure per cui immacolata ancora procedesti, benedetta nella battaglia e nella vittoria, ora e sempre, nei secoli! Non rampare di aquile e leoni, non sormontare di belve rapaci, nel santo vessillo; ma i colori della nostra primavera e del nostro paese, dal Cenisio all'Etna; le nevi delle alpi,l'aprile delle valli, le fiamme dei vulcani. E subito quei colori parlarono alle anime generose e gentili, con le ispirazioni e gli effetti delle virtù onde la patria sta e si augusta: il bianco, la fede serena alle idee che fanno divina l'anima nella costanza dei savi; il verde, la perpetua rifioritura della speranza a frutto di bene nella gioventù de' poeti; il rosso, la passione ed il sangue dei martiri e degli eroi. E subito il popolo cantò alla sua bandiera ch'ella era la più bella di tutte e che sempre voleva lei e con lei la libertà! »
(Giosuè Carducci, Discorso tenuto per celebrare il 1º Centenario della nascita del Tricolore, Reggio Emilia, 7 gennaio 1897)

 

« Il bianco mostra ch'ella è santa e pura
il rosso che col sangue è a pugnar presta
e quell'altro color che vi si innesta
che mai mancò la speme alla sventura. »
(Giovan Battista Niccolini)

 

Giovanni Pascoli nell'ode Il corbezzolo vede il primo tricolore nel trasporto del cadavere di Pallante, descritto come il primo eroe delle Tre Rome.
(Il corbezzolo ha contemporaneamente le foglie verdi, i fiori bianchi e le bacche rosse).

« Il tricolore!… E il vecchio Fauno irsuto
del Palatino lo chiamava a nome,
alto piangendo, il primo eroe caduto
delle tre Rome »

 

« Con un'ostia tricolore
ognun s'è comunicato.
Come piaga incrudelita
coce il rosso nel costato,
ed il verde disperato
rinforzisce il fiele amaro»
(Gabriele D'Annunzio, La Canzone del Carnaro)

 

Ipotesi dantesche

Nel corso del suo spettacolo al Festival di Sanremo del 2011, a cui era stato invitato in occasione del 150º anniversario dell'Unità d'Italia per tenere una lezione sull'Inno di Mameli, Roberto Benigni ha ricondotto la nascita del Tricolore a Giuseppe Mazzini, che secondo il comico pratese è stato ispirato da alcuni versi della Divina Commedia.
Tuttavia è bene rammentare che non vi sono fonti storiche che colleghino il Tricolore al movimento mazziniano e che l'ipotesi viene considerata infondata dagli studiosi[20], in quanto «Dante non pensava all'Italia più o meno unita […] ma alle virtù teologali o della legge cristiana, cioè la Carità, la Speranza e la Fede, le quali ultime due si vollero poi simboleggiate nella bandiera italiana»[21].

Nel canto XXX del Purgatorio, infatti, alle soglie del Paradiso, quando Virgilio affida l'Autore a Beatrice, questa appare a Dante vestita con un velo candido, cinta di ulivo, il mantello verde e la veste rosso acceso. In questo caso i tre colori simboleggiano le virtù teologali cristiane: verde-speranza; bianco-fede; rosso-carità:

« così dentro una nuvola di fiori
che da le mani angeliche saliva
e ricadeva in giù dentro e di fori,

sovra candido vel cinta d'uliva
donna m'apparve, sotto verde manto
vestita di color di fiamma viva. »

(Divina Commedia, Purgatorio, versi 28/33)

 

Un'altra ipotesi, in voga durante il Risorgimento, collegava i colori della bandiera al canto XXIX del Purgatorio:

« Tre donne in giro da la destra rota
venian danzando; l'una tanto rossa
ch'a pena fora dentro al foco nota;

l'altr'era come se le carni e l'ossa
fossero state di smeraldo fatte;
la terza parea neve testé mossa;  »

(Divina Commedia, Purgatorio, versi 121/126)